7 marzo 2009

Vergognarsi per un'altro...

Il fatto che mi è accaduto domenica scorsa è terribile e lo voglio scrivere perchè certe cose vanno ricordate, nel rispetto del passato e di quel "progresso civile" che ha saputo incriminare le discriminazioni raziali. Ma resta ancora molto, molto da fare.

Eravamo appena scesi dal treno che da Milano ci ha riportati in Ticino, a Lugano. Erano ca. le 22.00 e c'era poca gente sul binario, in attesa del Tilo per Bellinzona. Arrivano due agenti di polizia e si dirigono verso un ragazzo, in quel momento occupato al telefono. Gli chiedono i documenti e iniziano a fargli domande su domande, un vero terzo grado. Nonostante fossimo distanti, la discussione era quasi percepibile, come lo era il nostro imbarazzo nell'osservare quella scena. Così, per evitare che magari gli agenti esagerassero, quasi fosse un possibile modo per evitare un'escalazione della situazione, mi sono messa a osservare in modo visibile la scena. L'intento era quello di far notare agli agenti che qualcuno era attento a quanto stava accadendo. Arrivato il treno, il ragazzo ha acquistato velocemente il biglietto all'automatico e insieme agli agenti è salito sul Tilo, nella stessa carrozza di testa. Abbiamo potuto osservare più da vicino il "terzo grado" (dico osservato perchè mi sono girata in modo visibile ad osservare quanto stava accadendo) che si è subito tramutato in una vera e propria "perquisizione", la giacca, i calzoni, le scarpe - l'insistenza nel voler trovare qualcosa era tale da imbarazzare chi ha indirettamente partecipato alla perquisizione. Mi ha parecchio infastidito l'atteggiamento di un agente che nel trovare il cellulare si è messo a controllare i diversi nominativi ...con tanto di commenti "chi è questo", "chi è quest'altra" ...hai parecchi amici italiani.." condividendo qua e là lo schermo del cellulare con il collega agente. Arrivati i controllori dei biglietti, come se questa insolita presenza appartata fosse assolutamente normale, un'agente rivolgendosi ai controllori assicura che il biglietto del loro "ospite" è in ordine.
Delusi per non aver trovato nulla e oltretutto senza alcun cenno di scuse verso questa persona, gli agenti si allontanano.
Che dire. Una scena penosa, triste, imbarazzante - che non vorresti mai vivere perchè da tempo hai l'impressione che la logica dei prototipi, specialmente legati al colore della pelle, dovrebbero da tempo far parte del passato. Per me si è trattato di una sfacciata incursione nella sfera privata di questo povero malcapitato. Una persona che per questi agenti non era neppure degna di scuse.


Prima di scendere dal treno allora, mi sono avvicinata a lui per capire se era tutto in ordine, se era stato maltrattato e anche, in un certo modo, per scusarmi del comportamento di questi concittadini. Con grande gentilezza e un sorriso questa persona mi ha risposto che "purtroppo avere la pelle scura in Ticino significa di regola essere dei criminali" e nonostante l'abbia fatto presente anche agli agenti, è ahimé convinto che non sarà l'ultima volta, ormai è abituato. Scambiate ancora alcune parole, ci siamo salutati. E quello che mi rimane da quell'incontro sono il suo sorriso e una grande amarezza per quanto ho dovuto assistere.