26 ottobre 2007

...per Franco la maratona continua!

GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!

L'avventura Nazionale è finita e non posso che ringraziare di cuore tutte le persone che mi hanno espresso il loro appoggio, sia durante la campagna elettorale, sia il giorno delle Elezioni votando per me! L'impegno però non è ancora giunto al termine - mi riferisco alla campagna elettorale di Franco Cavalli in lista per rappresentare il Ticino al Consiglio degli Stati. Sono convinta che Franco è la persona giusta per questo importante ruolo politico; una persona che gode della mia stima, ma soprattutto di grandi riconoscimenti sia dal punto di vista professionale, che dal punto di vista politico e personale.

Questo ultimo appello quindi lo dedico a lui e invito tutte le persone a sostenerlo al ballottaggio del 18 novembre 2007!

Forza Franco!!!

15 ottobre 2007

Appello alla solidarietà e alla coesione sociale

In queste settimane di campagna elettorale il potere fa i suoi giochi più vili e se trova terreno fertile gli inganni sono dei peggiori. Promesse, accordi, impegni e tante belle parole, ma ci si rende facilmente conto che se in Parlamento tutti avessero votato a favore di una socialità rispettosa della dignità umana, di una giusta ridistribuzione della ricchezza (assicurata da sistemi fiscali socialmente onesti) e se tutti avessero votato a favore di misure ecologicamente sostenibili, lo smalto della nostra Elvezia dovrebbe essere un altro. Sappiamo bene, ad esempio, che le promesse di Couchepin finiranno dopo l'anno delle elezioni: gli impegni formulati per contrastare l'impeto della Cassa malati unica e sociale, una valida proposta sfumata nel nulla, avranno le gambe corte e il conto che verrà poi presentato ai cittadini e le cittadine sarà salato. Per non parlare dell'enfasi politica volta alla chiusura e all'esclusione promossa dall'estrema destra - l'indignazione contro questo genere di messaggi non trova mai pace. Per conquistare l'elettorato, ormai stordito dalla paura e dall'incertezza che certi politici hanno diffuso intenzionalmente, i partiti di destra fanno a gara per screditare la popolazione immigrata e gli stranieri sperando di accaparrarsi una qualche simpatia. Troppo facile scagliarsi su chi non può votare e fatica a difendersi. Evidentemente l'onestà di queste strategie lasciano molto a desiderare, così come le ricette politiche di questi partiti. Una cosa è certa: la politica fatta di inganni ha le gambe corte e, quando i nodi verranno al pettine, speriamo che le conseguenze per la nostra società non siano troppo amare.
Diventa allora sempre più urgente chiamare all'appello la cittadinanza per un maggiore impegno a favore della solidarietà. La nostra società per crescere ha bisogno di coesione sociale, mentre in questi ultimi mesi la solidarietà continua ad essere duramente offesa e bistrattata. Risulta sempre più difficile trovare consenso tra la popolazione che subisce, purtroppo, una politica di destra capace di strumentalizzare la gente ormai sopraffatta dalle incertezze. Si tratta di una subdola strategia politica, ma non è certo rafforzando la paura che si trovano le soluzioni. Una società che si chiude a riccio, tende all’individualismo e mette automaticamente a repentaglio la coesione sociale. Una coesione che oggi fatica a trovare respiro. Viene meno la solidarietà tra ricchi e poveri, tra abitanti di periferia e popolazione dei centri urbani, tra generazioni, tra persone senza e con famiglia, la solidarietà verso le persone diversamente abili, verso le persone straniere, la solidarietà tra popolazioni che parlano diverse lingue e credono in religioni diverse. Scricchiolano insomma le basi della nostra società, fondate sull'impegno a favore delle persone meno fortunate. Se da un lato viene meno la disponibilità della gente alla solidarietà, un aspetto che porta ad incrementare il senso del disorientamento e della disgregazione sociale, dall'altro lato proprio oggi siamo chiamati ad un maggiore impegno sociale specialmente in ambito lavorativo.
Sono iniziate le azioni di sciopero per il mancato rinnovo del contratto nazionale mantello nel settore dell'edilizia e 80'000 lavoratori, insieme alle loro famiglie, lottano per garantirsi delle condizioni di lavoro dignitose. Purtroppo in questi anni è però sempre più difficile mobilitare la gente per una qualsiasi causa. Non viene più compreso il valore della solidarietà e quanto questa sia indispensabile per chi la riceve! E' indescrivibile il valore di ogni presenza; sapere che vicino a te ci sono 5, 500, 50'000 persone che lottano con te, per i tuoi diritti; persone che come te credono nei diritti fondamentali come le clausole contenute in un contratto di lavoro o il diritto a vedersi adeguare lo stipendio in momenti in cui l'economia vola. Una giusta distribuzione della "ricchezza" passa attraverso il salario di chi ha partecipato a produrre questa ricchezza. Non si tratta certo di privilegi. Non si può lasciare spazio ad una precarietà che mina dei diritti acquisiti in anni e anni di negoziati; una precarietà assecondata dalla disgregazione sociale. Sfumano altrimenti i diritti ottenuti grazie a lotte sindacali che hanno visto le generazioni che ci hanno preceduto scendere in piazza per un salario dignitoso, un posto di lavoro sicuro, delle condizioni di lavoro rispettose della dignità e della salute dei lavoratori e delle lavoratrici. Il mondo del lavoro necessita maggiore giustizia e la giustizia la si ottiene a piccoli passi, ma ogni piccolo passo è fondamentale per andare nella giusta direzione.
Non possiamo quindi nasconderci quando un appello come quello lanciato dal settore dell'edilizia ci chiama. Lottiamo quindi compatti per difendere i lavoratori dell'edilizia, le loro famiglie, la nostra società! E ricordiamoci di questi inestimabili valori sociali il prossimo 21 ottobre, quando voteremo le persone che siederanno in Parlamento!

14 ottobre 2007

Festa dell'unità del partito socialista

Care Compagne, Cari Compagni,

Innanzitutto mi permetto una prima riflessione dedicata a questo giorno di festa. Ogni anniversario è un momento di bilanci, di riflessioni sul passato, sul presente e sul futuro. L’anniversario dell’unità dovrebbe però anche essere un’opportunità di dialogo. In queste occasioni sarebbe importante ascoltare anche le persone che portano delle riflessioni scomode al partito. Mi preoccupa vedere come ogni dissonanza al nostro interno rischia di diventare un conflitto, invece di essere uno spunto di crescita.
Dovremmo forse riflettere, sul fatto che oggi le critiche al partito socialista mirano a considerarci un partito che ha un modo di far politica autoreferenziale. Penso allora ai margini, ai confini del nostro partito, confini ben delineati che facciamo fatica ad oltrepassare, a varcare, e quale partito abbiamo il dovere di soffermarci su questi confini - e nel farlo dovremmo poter raccogliere i suggerimenti e le proposte di tutti. Il partito per crescere dovrà in futuro promuovere momenti di condivisione in cui viene dato spazio a tutti, anche a chi non è abituato a prenderselo, ma ha sicuramente molto da dire e da dare. La politica non va fatta per se stessi, va fatta pensando alle persone e va fatta insieme agli altri.
La seconda riflessione invece la dedico alla campagna elettorale. In queste settimane abbiamo parlato e discusso di quello che la sinistra ha fatto e non ha fatto, di quello che i politici a Berna hanno proposto e di quello che la destra ha boicottato, di quello che la sinistra ha difeso e di quello che la destra a smantellato. Abbiamo parlato di quelle che sono le esigenze del nostro paese - della cittadinanza e dell’ambiente in cui viviamo. Abbiamo ricordato iniziative e referendum che impegneranno la Svizzera nei prossimi mesi. E considerato che non è ancora il momento di trarre delle conclusioni su questa campagna elettorale, approfitto per appesantire il fardello di chi andrà a Berna per tutti noi. Si tratta di aggiungere alla lista, ormai lunghissima di problemi irrisolti, anche queste poche ma fondamentali richieste che sono probabilmente già presenti sulla lista di tutti noi – e allora, si tratta di sottolinearle:
La prima richiesta: rispondere alle necessità di integrazione, rafforzando il lavoro in rete di chi opera a stretto contatto con la popolazione.
Una breve visita ieri alla Casa dei Senzavoce di Ligornetto, mi ha reso attenta sulle lacune del nostro sistema sociale. Per chi si rivolge a questa struttura la politica ha fatto ancora troppo poco. In ambito di integrazione i problemi sono quelli che tutti noi già conosciamo e vanno dal disagio giovanile, all’integrazione degli stranieri, alla solitudine degli anziani e delle persone emarginate, persone ad esempio che soffrono di alcolismo, un problema che nel nostro paese è anche più devastante della droga - oppure ancora a persone che vivono la violenza nelle mura domestiche.
Un’altro degli aspetti emersi più volte nella discussione con la gente è l’incapacità delle famiglia di assolvere ai diversi compiti che oggi le sono richiesti – in tedesco si direbbe che le famiglie sono "überfordert" - e mi chiedo pertanto, come si possa ad esempio pensare di multare le famiglie i cui figli sfuggono la società, una società incapace di cogliere in tempo i molteplici segnali d’allarme. Un dilemma se poi la tendenza diviene quella di scaricare tutto il peso dell’educazione sulla scuola; una scuola e chi vi lavora che fatica a rispondere alle nuove esigenze postegli dalla società. E allora è il momento di fermarsi e di ripensare all’intera complessità dei problemi e promuovere soluzioni capaci di tenere conto dei limiti di ogni ruolo sociale – nella consapevolezza di un’insieme.
La seconda richiesta: lottare per salari minimi e contratti collettivi in tutti i settori dell’economia privata e pubblica; così come opporsi con fermezza alla flessibilità del lavoro, che mina il diritto alla dignità di ogni lavoratore e lavoratrice.
È ormai urgente la necessità di introdurre misure attive a favore delle pari opportunità nel mondo del lavoro – per le donne, per i giovani che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro, per chi invece a 50 anni rischia di uscirvi a causa delle condizioni di lavoro poco vicine alle esigenze dell’essere umano, per gli stranieri, per i frontalieri.
E per non dimenticare, nuovamente le famiglie, ricorderei inoltre la necessità di misure attive a favore della conciliabilità tra famiglia e lavoro. Si tratta di una dolorosa spina nel fianco; un cavallo di battaglia che la sinistra dovrebbe cavalcare, ma i socialisti preferiscono dormire sogni tranquilli, aspettano che siano gli altri, o peggio ancora nessuno, a promuovere instancabilmente azioni di sensibilizzazione e proposte politiche. Ha ragione chi mi dice che bisognerebbe parlare di famiglia tutti i giorni, 365 problemi all’anno.
La terza richiesta: consiste nel salvaguardare e rafforzare i servizi pubblici nel nostro paese.
Si tratta soprattutto di capire il ruolo sociale che svolgono questi servizi, significa garantire la vita di zone periferiche che hanno ancora molto da dare al nostro paese – tanto quanto i centri urbani (se non di più!). Lo smantellamento dei servizi pubblici è una seconda spina nel fianco, lo è probabilmente per tutti noi. I valori di questo servizio meriterebbero di essere ricordati 365 giorni all’anno e per quanto mi riguarda non finirò mai di ricordare e sottolineare l’importante ruolo di questi servizi, considerato che provengo da un valle di montagna che ha vissuto chiusure di stazioni, di scuole e di uffici postali.
La mia Svizzera deve riappropriarsi di valori quale la solidarietà e la tolleranza, la volontà e l’impegno all’integrazione di tutte le persone sfortunate, emarginate. Per loro la politica progressista promossa a Berna merita di trovare maggior adesione e per questo motivo sarà importante rafforzare la presenza socialista in Parlamento. E per il Ticino è un’occasione d’oro l’alternativa di Franco Cavalli agli Stati!
Per una Svizzera sociale, aperta ed ecologica – il 21 ottobre - votiamo socialista!

6 ottobre 2007

Torte & ricette politiche!

Il Coordinamento donne della sinistra ha organizzato un evento molto particolare dal titolo "Ricette politiche; un evento dedicato alla campagna elettorale per le Elezioni federali. Venerdì sera, 5 ottobre, il Coordinamento ha invitato tutte le candidate dei partiti progressiti con l'obiettivo di farsi svelare la loro ricetta politica, ricetta che le candidate porterebbero con loro a Berna, lasciandosi ispirare dalla torta che ognuna si è preoccupata di cucinare, di farsi fare o di comprare - proprio per questa occasione.
L'idea, ammetto, non mi entusiasmava, ma si è trattata di una serata curiosa, una chiacchierata tra donne (un solo uomo, se non ricordo male), tante considerazioni importanti per la causa femminile ...e anche un filo di stanchezza. Nonostante il numero esiguo di candidate e di pubblico, mi ha stupido la creatività di Saida Cozzaglio del Partito del lavoro (oggi Partito comunista) - una persona che con molto entusiasmo ha parlato con schiettezza dei problemi della vita (una ragazza veramente in gamba!). Mi ha inoltre sorpreso la simpatia di Francoise Gehring, la moderatrice che con grande capacità ha saputo accompagnarci tra domande tutt'altro che scontate e risposte non sempre delle più semplici.

La torta? La mia ricetta politica?
Innanzitutto ho dovuto spiegare perchè alla mia torta mancava un pezzettino. Ebbene sì, ho pensato che sicuramente Manuel, dopo le mie 1000 assenze, si meritava almeno un piccolo pezzo di torta. E poi ho dovuto svelare la ricetta politica rappresentata dalla mia torta. Una coloratissima torta di frutta con mandarini, fragole, kiwi, mirtilli, uva, ribes, pesche e lamponi - un'armonia di sapori capaci di valorizzare ogni singolo frutto (frutti che provengono da paesi esotici o da paesi alpini, come i nostri) - una moltitudine di identità che caratterizzano il nostro paese, identità che dovrebbero poter vivere nella pace e nel riconoscimento reciproco. Un insieme di identità in cui ogni componente - lingue, culture, religioni, sessi, generazioni e ogni altra possibile caratteristica che solitamente viene considerata "diversa" o "fuori dalla norma" - viene rispettata senza paura di esclusione o rischio di emaginazione, di abbandono. Penserei inoltre all'insieme di misure economico-sociali che sono necessarie alla politica per promuovere un paese più "aperto, sociale ed ecologico"...principi importanti del nostro slogan politico, principi che mertiano di trovare il dovuto spazio tra i tanti, troppi inutili messaggi populiti della destra. Non si tratta di soluzioni semplici ed ingannevoli, ma di ricette dai tanti ingredienti, capaci di rispondere ai problemi più complessi.
Insomma, le mie considerazioni hanno spaziato dalle scansie sempre colme della dispensa infinita di mia nonna (una donna splendida), all'importante ruolo dell'integrazione, alle teorie che mirano a relativizzare l'universalità della Dichiarazione dei diritti dell'uomo - ops, dei Diritti dell'essere umano (occhio, all'espressione!), agli approfondimenti scientifici di Mascha Madörin in tema di Care Economy, un approccio teorico che cerca di promuovere la monetarizzazione del lavoro legato alle "cure" garantite dalle donne che si occupano dei figli, dei nipoti, dei familiari anziani o dei familiari in difficoltà.
Ecco, brevemente, alcune considerazioni legate alla mia torta di frutta, ma sono stati numerosi i pensieri che hanno accompagnato questa serata. E, dulcis in fundo, la serata si è conclusa con l'assaggio delle torte - un dolcissimo finale!