31 agosto 2009

Giù la Svizzera, Su Englewood!

Oggi al più tardi la Svizzera si aspettava il rientro dei due "ostaggi" svizzeri dalla Libia, ma non è accaduto. Se non ci sorprende che dalla Libia giungano assai poche certezze, è invece sempre più concreto il fallimento della visita ufficiale a Gheddafi da parte del Consigliere federale Hans-Rudolf Merz. Insomma, peggio di Merz, direi ci sia solo Berlusconi.

Con la sua visita segreta a Tripoli Merz ha messo in imbarazzo la Direttrice del Dipartimento degli Esteri, che ormai da mesi era in trattative per elaborare un accordo con il Capo di Stato libico, ma ancor più offese sembrano essere le istituzioni ginevrine, più precisamente le forze pubbliche, il cui lavoro e professionalità sono state messe fortemente a repentaglio dalle scuse di Merz. In sostanza, senza ragioni a noi note - se non "ragioni di natura economica", la Svizzera porge le proprie "scuse ufficiali", ancor prima dell'esito dei lavori del "Tribunale arbitrale internazionale" istituito ad hoc dalle parti.
Cosa Merz abbia ottenuto con questa visita, per la maggior parte dei cittadini resta un mistero. E in seguito alla vana promessa del rimpatrio dei due "ostaggi", diventa sempre più difficile riuscire a capire quali possano essere stati i motivi tanto urgenti da spingere Merz a recarsi a Tripoli per fornire su un piatto di argento oltre alle scuse la reputazione della nostra
Madrepatria ...ahimé, già abbastanza sollecitata in questi ultimi mesi.
Per alcuni svizzeri la faccia è Merz ad averla persa, mentre in realtà per l'opinione pubblica a livello internazionale è la Svizzera ad aver perso la faccia. Poche storie. Risulta pertanto labile, anzi direi fastidioso il concetto di trasparenza concepito da Merz, se si pensa poi all'accordo di doppia imposizione tra la Svizzera e la Francia, siglato pochi giorni fa, taciuto pubbicamente da Merz, tanto che la notizia in Svizzera è giunta ...dalla Francia!

Così mentre numerosi capi di Stato per motivi economici negli ultimi tempi fanno una corte spietata a Gheddafi, l'arrivo del Colonnello a New York non piace per nulla ai parenti delle vittime di Lockerbie e si direbbe piaccia assai poco anche ai cittadini di Englewood, nel New Jersey. Senza farsi troppi scrupoli è iniziata una vera e popria protesta volta ad evitare che la tenda beduina di Gheddafi venga istallata nei giardini di questa cittadina. La popolazione non intende dare il benvenuto a Gheddafi, anzi intende evitare che il leader libico si presenti sul suo territorio.

Concludo col sottolineare pertanto la splendida lezione di rispetto che la cittadina di Englewood sta dando a numerosi Paesi e leader internazionali, quali Merz & la Svizzera. In nome di ignoti interessi economici e accordi il cui beneficio risulta alquanto sconosciuto (e col passare del tempo sempre meno attendibile) il Consigliere federale Merz ha svenduto l'onorabilità del nostro Paese, relativizzando pubblicamente gli incommensurabili valori quali la democrazia e la giustizia, valori tanto cari al popolo svizzero. Mi auspico che questo suo comportamento abbia le dovute conseguenze! È vero, Merz non mi ha mai rappresentata in termini di posizioni politiche, ma adesso ha oltrepassato ogni limite! Ecco perchè mi sento vicina a Englewood e alquanto lontanto da Merz e a chiunque cerchi ignobili scuse per non dover ammettere come la Svizzera questa volta abbia proprio perso la faccia!

Giù Merz e la Svizzera! Io sono per Englewood!
Viva la protesta di Englewood!

....e a tutti voi, un A Riblog molto deluso, quasi imbarazzato...
Nadia

26 agosto 2009

Ivan Schmidt: la vendetta!


Più conosco le opinioni di Ivan Schmidt, meno mi piace.

Oggi dopo un solo giorno di pausa, o meglio di tregua, Ticinonline lo riospita proponendo quella che lui considera la soluzione ai problemi della violenza in età giovanile: basta rieducazione, ci vuole repressione organizzata alla "Boot Camp". E chissà perchè questa opinione non mi sorprende. Schmidt, dopo aver promosso una Task Force capace di difendere la cittadinanza svizzera da stranieri insopportabili che sul bus parlano la loro lingua perchè non sono evidentemente "integrati" (a parer suo, se oltretutto si tratta di giovani è praticamente matematico che si tratta di giovani criminali), ora propone la repressione quale ricetta praticamente infallibile per risolvere i problemi dei "giovani criminali": il ritorno al riformatorio, l'internamento in un "Boot Camp".

Per usare le parole di Schmidt l'obiettivo repressivo è quello di "spezzare la volontà per ricostruirla in un secondo momento”. Anche queste parole non mi sorprendono, ma se ho deciso di scrivere nuovamente su Schmidt è proprio perchè queste parole mi lasciano un grande amaro in bocca, specialmente se penso che proprio oggi ricorre il funerale di Adrien Augustin, un giovane morto in un "Boot Camp", a dire dai media proprio durante lo svolgimento degli esercizi fisici a cui si riferisce Schmidt. ....il caso vuole che dopo aver inserito la parola di "Boot Camp" sul motore di ricerca Google ritrovo al quarto posto proprio questa triste notizia. ...una triste e sconcertante casualità.

Ripeto, può sicuramente essere un caso, ma caro Schmidt farei attenzione a sfidare l'opinione di sociologi, pedagogici e operatori del settore - non sono tutti dei fessi che parlano tanto per parlare (...e intendiamoci, non lo dico perchè ho studiato sociologia). Personalmente non sono per nulla amica dell'internamento e come emerso in occasione della trasmissione Falò "Ritorno ai riformatori?" (del 5.3.09, sito RSI) in cui è intervento anche l'esperto Raffaele Mattei (Direttore della Fondazione Amilcare), andrei cauto nel pubblicizzare soluzioni di questo tipo in Ticino. Approfondendo il discorso con Raffaele, in occasione della Giornata per la promozione delle politiche giovanili (Locarno, ottobre 2008) a cui è seguita una serata organizzata dalla Gioventù Socialista sulla violenza in età giovanile (Lugano, novembre 2008) è emerso come in Ticino siano comunque rari i casi che necessitano di soluzioni tanto drastiche. I rischi di fare danni Raffaele li ha descritti con grande lucidità e invito pertanto Schmidt a riflettere anche sugli aspetti controversi di questi internati (altri spunti interessati sul tema della violenza in età giovanile si possono inoltre trovare sul sito dell'Agenzia di ricerca sociale Codici, di cui alla serata della Gioventù socialista era presente Stefano Laffi - un ottimo ricercatore e relatore! Leggere i suoi testi trovo sia un vero investimento! Dai, andate a curiosare!).

Per concludere rinnovo l'invito a Schmidt a prestare maggiore attenzione alle opinioni degli esperti. ...magari prima di esprimersi andrebbero valutati bene anche gli svantaggi di una tale soluzione, svantaggi che andrebbero ricordati anche in opinioni pubbliche come quelle rese note su Ticinonline. Troppo facile dimenticarsi dei punti deboli e acclamare soluzioni tanto delicate.
...caro Schmidt, la repressione può spezzare una vita e "il secondo momento per ricostruirla", come proponi tu, per alcuni potrebbe essere un privilegio a cui non hanno più diritto.

...a riblog,
Nadia

24 agosto 2009

SF bi de Lüt, coinvolgente ...e vincente!


La nuova trasmissione televisiva Bi de Lüt promossa dalla SF ha concluso ieri il suo tour di serate estive tra la gente. Proprio in Ticino, ad Ascona, in compagnia di un pubblico numerosissimo, Nik Hartmann ha condotto la finalissima della trasmissione televisiva che l'ha visto presente in diverse località svizzere. In un concentrato di musica, personaggi noti, specialità culinarie e curiosità delle varie regioni svizzere, Bi de Lüt ha offerto l'occasione all'emittente di avvicinarsi alla popolazione in un momento dell'anno in cui solitamente i palinsesti delle trasmissioni televisive si riducono praticamente all'osso. In controtendenza invece la SF ha deciso di lanciare questa trasmissione proprio nel periodo estivo, un'occasione interessante per promuovere la propria presenza sul territorio. E ha vinto la scomessa! Le piazze erano gremite di gente pronta a festeggiare in compagnia. Il coinvolgimento ha funzionato. All'appello hanno risposto famiglie, giovani ed anziani, e non mi sorprenderebbe apprendere che la trasmissione è stata seguita con curiosità anche da numerosi telespettatori.

Pensando ad Ascona, certo, non sono mancati dei momenti piuttosto carichi di cliché - penso al boccalino, il risotto, i mandolini e "la Verzaschina", ma si è trattato di momenti direi "dosati al punto giusto", quasi si trattasse di un breve percorso nostalgico nel passato di queste regioni, un ripercorrere brevemente le radici della nostra terra.
Anche il collegamento dal rinomato Camping di Tenero è stato capace di sorprendere. Conny Brügger, conduttrice in esterno, ha stupito presentando un lussuosissimo "appartamento" da campeggio dotato di fornello ad induzione con piastre in vetro-ceramica e schermo TV al plasma - dotazioni da far invidia probabilmente alla maggioranza delle famiglie ticinesi. Il turismo è certamente una realtà importante della nostra regione: Bi de Lüt ci ha così avvicinato ad una famiglia che ormai da anni campeggia in Ticino e trascorre le proprie estati nel locarnese.
C
osa dire, lo spirito svizzero tedesco ieri sera ha riempito i cuori di Ascona e nonostante un singolo momento quasi da balera emiliana (di cui probabilmente si sono accorti in pochi), la popolazione si è fatta bastare i bratwurst con pane e senape ...il sospirato risotto, ahimé, ha tardato. I presenti si sono insomma lasciati saziare dalla simpatia dell' ormai celebre "Grill-Ueli" alle prese con il coniglio ripieno e il risotto, una ricetta culinaria assolutamente apprezzata dal conduttore Nik che tra una forchettata e l'altra ha saputo deliziare anche i colleghi camermen strappando i sorrisi compiaciuti (e probabilmente ancora un po' affamati) dei numerosi presenti.

Ecco un breve filmato pubblicato su Mordachannel che riprende alcuni momenti del backstage della trasmissione di ieri sera. Grazie Fiorenzo!




E chissà che i buoni esempi possano indurre anche la RSI a tornare tra la propria gente. Non pretendo certo di rivedere Piantoni e rivivere le divertenti occasioni offerte ai ragazzi con Fragolò, momenti indimenticabili condotti da Maristella e Bigio, che hanno fatto conoscere e avvicinare le diverse realtà culturali presenti nella Svizzera italiana fidelizzando
all'emittente televisiva un'intera generazione di giovani. Non posso che augurarmi che Compagnia Bella, con le sue sfide della domenica condotte con grande simpatia da Carla Norgauer, venga in qualche modo riproposta (in chiave rivisitata, ci mancherebbe), così da permettere alla RSI di riscoprire un territorio che cambia, di riscoprirsi in una popolazione che cresce insieme a lei. La ricerca della novità non deve dimenticarsi di rispondere alle esigenze più basilari; la RSI deve assicurare la propria presenza sul territorio anche in chiave di svago. Dimenticarsi di coinvolgere la popolazione rischia di far scivolare la RSI in un'emittente in cui la popolazione non si riconosce. Sono pertanto convinta che la "nostra" televisione deve riappropriarsi di un ruolo che per molti anni ha saputo svolgere, anche e soprattutto per essere pronti a rispondere al meglio alle esigenze sempre più pressanti delle regole di mercato.
In questo non c'è che dire:
la trasmissione Bi de lüt ce l'ha fatta, è piaciuta e ha saputo coinvolgere la gente proprio nei periodi in cui lo spettacolo televisivo risulta andare in letargo! Complimenti pertanto ad SF e Complimenti anche alla simpatica conduzione di Nik Hartmann! Ci siete piaciuti!
...e a voi tutti, a riblog!
nadia

23 agosto 2009

Ivan Schmidt: un ospite a me poco gradito

Ivan Schmidt, oggi ospite di Ticinonline, ci propone un articolo il cui testo inizia con le seguenti considerazioni:
"Abbiamo provato a convivere con voi, abbiamo voluto e tentato di dividere le nostre vite con le vostre, abbiamo anche avuto comprensione quando ci siamo accorti che la vostra spesso pronta arroganza e senso aggressivo poteva essere giustificato dalle molteplici guerre che avete subito a casa vostra. Sopportiamo anche quando in treno, sui bus, in giro per strada a destra e a sinistra o quando portavamo i nostri figli nelle scuole o all’asilo sentiamo parlare sempre e solo la vostra lingua. Della serie, siamo molto integrati."

...per finire con la proposta di una Task Force alquanto discutibile:
"Numerosi giovani autori di reato sono stranieri scarsamente integrati, provenienti soprattutto dai Balcani.

Di fronte a tale evoluzione regna un sentimento d’impotenza generale. Dal momento che tutti si sentono competenti, nessuno lo è veramente. Dato che tutti danno la colpa agli altri, nessuno si assume la responsabilità.

Determinati servizi amministrativi, ma anche certi media e cerchie politiche tentano di negare, mascherare o sdrammatizzare il tema della violenza dei giovani stranieri.

Dunque che fare? Continuare a subire oppure vogliamo alzarci e iniziare una vera campagna contro “campagna contro gli stranieri criminali”? E quando il nostro Governo si deciderà ad istituire una Task Force anti criminalità degli stranieri in Svizzera? Non sarebbe dunque il caso di ritirare i nostri militari della KFOR dai Balcani e impiegargli per proteggere i nostri cittadini in Svizzera.
"


Mi ha infastidito leggere su Ticinonline l'opinione di Ivan Schmidt e mi ha infastidito ancor più il fatto che non si potessero inserire commenti a questa opinione (o almeno io nell'immediato questa opportunità non l'ho trovata). A tale proposito ripropongo qui una breve riflessione su quanto scritto da Schmidt, anticipando che non si tratta di una riflessione esaustiva, ma un minimo di spirito critico verso queste opinioni merita di essere espressa!

Personalmente ritengo che a questo mondo tutti abbiano il diritto di parlare la propria lingua, specialmente in ambito privato. Cos'è, Schmidt voleva farsi gli affari altrui ascoltandone i discorsi? E non vedo come l'utilizzo di questa lingua possa generare un senso di "sopportazione" (questo è il termine usato da Schmidt) in un autoctono la cui madrelingua è un'altra. Mi complimento invece per la capacità di apprendimento della lingua italiana di quest'etnia, anzi non nascondo che alle volte si esprimono anche meglio di certi autoctoni (ben inteso: senza offesa a Schmidt!). Non considero inoltre che l'utilizzo di una lingua straniera in ambito privato possa consistere in un metro capace di "misurare" il grado di integrazione" di uno straniero in una certa cultura. Il solo pensiero che vi possano essere persone che lo pensano mi fa rabbrividere. Il grado di integrazione è un concetto tutt'altro che scontato, che dovrebbe essere affrontato e analizzato da più punti di vista, iniziando ad esempio dal modo con cui un'etnia mira ad integrare delle persone stranieri, come anche il modo con cui una persona straniera mira ad integrarsi in una certa cultura.
Le opinioni come quella di Schmidt non fanno che dimostrare come probabilmente nella politica volta all'integrazione promossa nel nostro Paese ci sia ancora molto da fare - specialmente tra i giovani come Schmidt! E fin tanto che la dicotomia "straniero - criminale" continuerà a trovare spazio tra le righe dei nostri mass-media, che si tratti di stampa rispettivamente media on-line, difficilmente si potranno fare passi avanti in termini di "integrazione" e a questo proposito mi riferisco in particolare al punto di vista della capacità integrativa di una comunità.
La paura e l'ostilità nei confronti del diverso e dello straniero sono forti in quelle comunità in cui l'identità comunitaria è debole. Chissà allora che non sia proprio la Svizzera a dover iniziare a fare i conti con la propria identità e con la propria realtà "multiculturale".

No, non faccio parte di quelli che chiudono gli occhi di fronte ai fatti della cronaca, ma mi chiedo come si possa sentire integrata una persona la cui etnia è sempre e costantemente affiancata al concetto di criminalità. A mio avviso tutti i crimini dovrebbero essere puniti, indistintamente dalla nazione di provenienza del criminale. O non è così? Non si tratta di buonismo superficiale, come non si tratta semplicemente di nazione o di età. Quindi finiamola di cercare spunti per generare sentimenti ostili verso altre entie. Mi auguro piuttosto che le cause di aggressioni e crimini meritino ragionamenti, analisi ed interventi più sottili! Chissà, magari anche capaci di rispondere a "ragionamenti per stereotipo" come ci propone Schmidt.

Nadia

6 agosto 2009

Giovanni Allevi al 62. Festival del Cinema di Locarno

Il grido d'amore di Giovanni Allevi
Tra passione, follia... e notti insonni.



Per lui Napoli ha bloccato il traffico aereo, permettendogli così di eseguire indisturbato i suoi pezzi in Piazza del Plebiscito. Ignaro di questa attenzione, Giovanni è rimasto sopreso dal fatto che dopo pochi attimi dalla conclusione del concerto sopra di loro passasse un aereo ...altro che casualità! Ma ancor più lo scuotono le "attenzioni" del Vaticano (Il Vaticano!!) che l'ha definito un "piatto di spaghetti alla bolognese" ... e lui, sorridendo, se ne compiace perchè ne va matto! I suoi spartiti sono timidamente nascosti tra quelli dei grandi della musica classica, in numerosi zainetti di studenti del Conservatorio; le sue note fanno capolino quasi fossero una presenza profana, ma sono invece vitali per la passione di questi ragazzi. Giovanni condivide la riflessione di una pianista asiatica che, superati i 70 anni di età, continua instancabilmente a suonare il suo pianoforte. La follia è quel che ci vuole per far sì che questa passione possa durare nel tempo ...e intanto la sua follia ci permette di respirare la musica!

Allevi è un talento indescrivibile, mosso dalla passione, dalla curiosità e da una innata follia per la musica. Nella sua grande semplicità, umiltà e simpatia, Giovanni ha regalato al pubblico una riflessione importante rivolta sì al grande valore dei classici - un'imponente tradizione musicale costituita da una magnificienza di opere - sottolineando però al contempo quanto sia grave lasciare che la creatività dei musicisti del presente rischino di rimanere imbrigliati in questi miti. E a questo proposito Allevi, citando Orwell, ha ribadito come "la società degrada i classici rendendoli delle autorità, per mettere di scacco il presente ed evitare la manifestazione della bellezza sotto nuove forme". Giovanni si ritiene fuori da ogni schema, un anticonformista delle sale dei Conservatori e se ai classici del passato si rivolge meravigliato, non si rassegna ed è convinto che anche nel presente e nel futuro possa essere possibile comporre melodie straordinarie. E la sua musica ne è la prova.

Da tempo l'onda arancione dei suoi fans lo accompagnano con affetto, attenzione e grande entusiasmo. Ma Giovanni, sorridendo, spiega di nutrire un profondo riconoscimento verso di loro e ribadisce come sia piuttosto lui a sentire il bisogno di richiedere l'autografo ai propri fans. La sua notorietà, nonostante sia controversa, è ormai un fatto certo. La prova della sua fama è confermata dalla presenza del suo nome nella settimana enigmistica. Alla testa di una classifica che elenca i personaggi preferiti dai ragazzi c'è proprio lui, Giovanni Allevi. E tra le numerose persone presenti all'incontro con Allevi vi era appunto un giovane pianista, musicista da soli due anni, speranzoso di tornare a casa con l'autografo di Allevi sullo spartito di una sua composizione - il primo pezzo che è stato capace di suonare! Intervistato dal giornalista il giovane Alex ha colto l'occasione per ringraziare Allevi ricordando la dolcezza delle sue melodie. Una dolcezza che Allevi ha saputo esprimere nelle note dei due pezzi suonati a conclusione dell' incontro.
Ecco inoltre alcune immagini della mattinata di Locarno riprese da Ticinonline: http://www.tio.ch/aa_tiotribu/fotogallery.asp?level=album&id=152

E per finire, aspettando di poter partecipare al suo concerto che si terrà all'Arena di Verona il prossimo 1. settembre (assolutamente da non mancare!), non possiamo che ringraziare i giornalisti Oldani e Verga del Camaleonte di Rete Uno per aver offerto al proprio pubblico l'occasione incredibile di incontrare Giovanni Allevi! Un incontro fantastico che verrà trasmesso da Rete Uno giovedì 20 agosto, dalle 10 alle 11! Ne vale la pena!

...e in conclusione, eccovi il secondo brano suonato da Giovanni!



...e a voi tutti: a riblog!
nadia



2 agosto 2009

Bruno Meier e il suo progetto fotografico di una vita


Bruno Meier e il suo progetto fotografico di una vita

Nel maggio 2000 è apparsa la prima pubblicazione del progetto "ULLA" che il fotografo Bruno Meier ha iniziato negli anni '70. I primi scatti del suo lavoro biografico sono iniziati a 18 anni ed hanno come oggetto l'allora giovanissima Ursula Moser - per tutti noi "Ulla". Da allora Bruno Meier ha percorso e percorre ancora un viaggio fotografico nella vita di Ulla e della sua famiglia. Nonostante le sue fotografie siano unicamente orientate al bianco e nero, nel corso di questi ultimi anni Bruno accompagna il suo studio su pellicola con una serie di immagini digitali e in parte anche a colori ...ma diciamocelo, è solo l'eccezione! La sua fotografia segue un progetto studiato a tavolino che richiede meticolosità, accuratezza, pazienza ...e tanta costanza!

I ritratti e le fotografie di Bruno non necessitano di parole. Le sue immagini parlano da sole e sono capaci di catturare uno sguardo, un gesto o un momento che poi, trasportati nel tempo, si direbbe acquistino significato. Le fotografie di anni e anni di impegno professionale raccontano in immagini la vita di Ulla e benché, di volta in volta, vi possono essere una serie di fattori che cambiano - la composizione della famiglia, l'appartamento oppure lo sfondo - la sua cronologia fotografica segue un concetto preciso che riprende in immagini uno spaccato di vita che diventa presto familiare. Familiare nella scelta dell'inquadratura, dello spazio, nella scelta della composizione dell'immagine - penso a questo proposito alla postura, alla scelta dello sguardo serio o del sorriso - fino alla scelta dell'immagine stessa tra i numerosi scatti fatti durante una sessione fotografica. Il lavoro sull'immagine di Bruno ha un valore indescrivibile e chi lo osserva dall'esterno, scatto dopo scatto, comprende come l'evoluzione del suo lavoro sia di per sé, oltre che un lavoro biografico sugli altri, un documento autobiografico. Se i cambiamenti nello sfondo delle immagini (gli spazi, le persone, i contesti) aiutano ad attribuire maggior significato al volto della persona ritratta, è il rigore della fotografia che permette di percepire il cambiamento di un volto, di percepire i segni del tempo. Il susseguirsi di immagini negli anni documenta così una storia di vita, la vita di Ulla che Bruno riprende ogni volta partendo dal principio con passione e professionalità.

Che dire, se la sessione fotografica di ieri era incentrata sulle fotografie di famiglia, per Manuel (figlio di Ulla) la sessione fotografica 2009 finisce oggi.
Con curiosità non ci resta che attendere l'esito di questi scatti, ma ancor più vi è la curiosità di scoprire la Ulla di domani e di conoscere quale sarà la costellazione familiare tra quattro anni! E anche se il 2013 è ancora lontanto - quattro anni sembrano un periodo interminabile - poi però il tempo vola e inaspettatamente arriva la telefonata di Bruno ed è già ora degli scatti!

...ti aspettiamo, Bruno! A presto!