Non capita spesso alla cittadinanza elvetica di esprimersi su principi e diritti tanto fondamentali quali la libertà di religione (di culto), la libertà d'opinione e il principio della non discriminazione. Il 29 novembre 2009 la cittadinanza si esprimerà proprio su principi fondamentali come questi e in discussione vi è molto di più del divieto generale di costruire minareti. E la pensa allo stesso modo anche il Consiglio federale che nel suo messaggio al Parlamento ribadisce come l'iniziativa non sia conforme ai diritti dell'uomo, sia minacciosa per la pace religiosa e sia nociva alla reputazione della Svizzera a livello internazionale.
http://www.gms-minderheiten.ch/minarettverbot/it
L'iniziativa ...parlando di contenuti In Svizzera vi sono delle religioni (in particolare mi riferisco al credo cristiano, non unicamente a quello cattolico) che godono di privilegi. Si tratta di vantaggi che sono il frutto del nostro passato, della nostra tradizione storica, tradizione religiosa e culturale; privilegi che sostanzialmente non contesto anche se personalmente prediligo pensare ad uno stato laico in cui il potere dello Stato e della Chiesa sono separati rigorosamente. Ribadisco però in termini di premessa che sul suolo elvetico vi è una posizione privilegiata di alcuni credo, anche se sono l'espressione della nostra storia passata (...e aggiungo presente).
La Costituzione Svizzera pretende il rispetto della libertà di religione quale saldo principio costituzionale e determina anche il principio della non discriminazione. Da un lato lo Stato propende per considerarsi uno Stato laico, dall'altro lato però permette che vi siano delle religioni che godono di maggiori riconoscimenti da parte dello Stato (privilegi che si traducono anche in facilitazioni nell'attingere a contributi finanziari). Non si può pertanto parlare di pari opportunità in termini di riconoscimento delle divere religioni sul suolo elvetico, perchè ogni cantone ha la facoltà di riconoscere le religioni che vuole ed elargire loro dei contributi incassati dalla cittadinanza che vi contribuisce pagando (tramite le imposte) una "tassa o imposta" di culto (occhio: ogni cittadino può non contribuirvi dichiarandosi ateo). In Ticino ad esempio questa imposta viene regolamentata da un
Decreto legislativo e le uniche religioni che percepiscono un contributo sono la Chiesa cattolica e le Chiese evangeliche. L'accesso a questi contributi è un privilegio di questi credi riconosciuti, questo significa che al privilegio di alcuni corrisponde una discriminazione di altri, in questo caso del credo islamico. La religione musulmana, nel rispetto della non discriminazione, dovrebbe avere il diritto quanto il credo cristiano di essere riconosciuto dallo Stato. Sorge spontaneo allora chiedersi se nel rispetto della separazione dei poteri tra Stato e Chiesa e nel rispetto del principio dell'uguaglianza non varrebbe al pena mettere piuttosto in discussione i privilegi delle istituzioni di culto che oggi percepiscono dei contributi. Per numerosi motivi (che rinuncio ad esporre per evitare di dilungarmi) preferisco comunque l'approccio del riconoscere e quindi "dare"anche alle altre religioni, piuttosto che "togliere" a chi oggi gode di posizioni privilegiate, anche se giustificate dalla nostra tradizione, dal nostro passato. Nel rispetto dell'uguaglianza e nel rispetto del principio della non discriminazione è "nell'interesse" delle religioni cosìdette "privilegiate" (per esprimermi in modo un po' crudo, anche se questo punto di vista non è quello che prediligo), permettere che ai credenti musulmani venga riconosciuto il diritto di costruire minareti. Sono fermamente convinta che di fronte a questo quesito si debba argomentare partendo dal principio della non-discriminazione, nel rispetto in primis della libertà di religione. Di conseguenza sono più che convinta che il NO a questo divieto sia l'unica risposta sostenibile che possa essere data nel rispetto dei valori fondamentali riconosciuti dalla nostra democrazia.
La propaganda ...parlando di forma e di strumenti mediaticiConsiderato che vi sono solidi e fondati argomenti per opporsi all'iniziativa, non mi sorprende che i promotori dell'iniziativa (UDC & Co.) si siano concentrati sulla propaganda. Per confondere gli animi piuttosto conservatori di una buona fetta della popolazione svizzera e mascherare la debolezza dei propri argomenti, gli iniziativisti hanno puntato sull'integralismo, sui pregiudizi verso la cittadinanza islamica. Come se confondere e rendere insicura la popolazione svizzera fosse l'unico mezzo per riuscire a vincere la votazione. Hanno voluto dipingere il popolo mussulmano tramite immagini aggressive, che fumentano l'odio, il tutto per spingere la popolazione a propendere per il rifiuto alfine di difendere il suolo elvetico dalla "minacciosa armata di minareti".
E così, se l'iniziativa è perdente sul piano degli argomenti, l'immagine scelta dai promotori dell'iniziativa sembra invece risultare vincente, o meglio lo è in quelle città in cui nelle prossime settimane troverà spazio per essere affissa. Diversi rappresentanti del mondo del marketing considerano l'immagine vincente, anche solo perché ha fatto parlare l'opinione pubblica prima ancora di essere diffusa. Dal mio punto di vista una campagna gestita con mezzi politicamente scorretti - penso in particolare alla rappresentazione ingannevole ed estremizzata del credo islamico - è da respingere, in quanto mette a repentaglio il dibattito democratico nel nostro Paese ingannando e quindi offendendo non solo la popolazione musulmana presente in Svizzera e all'estero, ma anche la cittadinanza elvetica. L'immagine rappresenta una vera e propria offesa ad una minoranza religiosa. E di questo avviso è anche la Commissione federale contro il razzismo che ribadisce come l'affissione dei manifesti "Contro l'edificazione di minareti" sia discriminante e pericolosa per la coesione nel nostro Paese. Ecco il testo pubblicato sul
sito dell'amminsitrazione federale:
Nel suo parere all'attenzione delle città, la Commissione federale contro il razzismo CFR giunge alla conclusione che i manifesti dei promotori dell'iniziativa «Contro l'edificazione di minareti» veicolano un'immagine minacciosa dell'Islam, offendendo la popolazione musulmana che vive pacificamente in Svizzera. In tal modo possono essere messe in pericolo la coesione sociale e la tranquillità pubblica. La CFR ritiene necessario ponderare accuratamente gli interessi tra libertà d'opinione, divieto di discriminazione e protezione della società svizzera da una campagna che fomenta l'odio.
A livello internazionale questa immagine è stato oggetto di critiche: il Comitato dei diritti dell'uomo dell'ONU "si è indignato per la "campagna d'affissione terribile" (ats).
È stato però il dibattito televisivo tenutosi venerdì scorso alla trasmissione ARENA (SF1) a spronarmi nell'esprimermi su questo oggetto. Presente tra i promotori dell'iniziativa non poteva che esserci Christoph Blocher (tanto per dare l'idea) ... i cui argomenti sono scivolati in modo stridente sui vetri. Tra i politici, anche di sinistra, l'opinione è divisa sull'opportunità di affiggere o meno i cartelloni. Vi sono città che si sono opposte alla loro affissione perchè considerano diffamatoria e offensiva l'immagine del manifesto. Tra queste vi è la città di Basilea, la prima ad aver censurato il cartellone e aver acceso la discussione; una decisione quella basilese, che dice di essersi basata su una normativa cantonale che risulta essere più rigorosa verso possibili espressioni razziste. Vi sono invece città, e ricordo a tale proposito la presa di posizione di Zurigo, che sulla "scala dei diritti e delle libertà" ripongono nella libertà di opinione maggiore importanza di quella attestata al divieto di discriminazione e permettono così l'affissione del manifesto. Cosa dire, personalmente non reputo vi siano scale che tengono in termini di libertà e diritti così fondamentali. Se la Commissione federale contro il razzismo ha rinunciato ad esprimersi sul divieto/sulla censura, lo ha fatto unicamente per non diventare un organo giudiziario come lo è un tribunale, ma ha denunciato in totum quanto rappresentato dai cartelloni propagandistici.
Ritengo sia quindi un atto democratico dovuto, oggi come oggi, distanziarsi da immagini che stigmatizzano una minoranza religiosa, specialmente quando si è dell'avviso che tutti i valori contenuti nella nostra Costituzione meritino di essere rispettati, salvaguardati e difesi.
Il NO al divieto e quindi il NO alla discriminazione del credo mussulmano lo ritengo l'espressione di un voto che rispetta la libertà di credo (Art. 15) e l'uguglianza giuridica (Art. 8).
Per concludere non posso che fare i miei complimenti a Frank Bodin, agente pubblicitario vincitore del premio 2009 e ideatore del manifesto che ricorda come "
Il cielo sopra la Svizzera sia abbastanza grande per lasciare spazio a tutti!". Un Grazie di cuore all'agenzia
Euro RSCG da lui diretta, per aver realizzato gratuitamente il cartellone pubblicitario!
E prima ci concludere invito ancora tutti a sottofirmare l'
Appello per la libertà e la democrazia promosso sul sito contrario all'iniziativa - Forza, firmate!
A ri-blog!
Nadia