17 febbraio 2016

La soluzione PPD non è al passo con i tempi

L’iniziativa promossa dal PPD “Per il matrimonio e la famiglia – No agli svantaggi per le coppie sposate” sulla quale voteremo il prossimo 28 febbraio, si prefigge l’obiettivo di rimediare ad una disparità fiscale subita da coppie sposate/registrate rispetto a coppie non sposate. 

Peccato che poi vi siano alcuni effetti collaterali, che rendono questa iniziativa inopportuna sia per quanto riguarda la politica famigliare rispettivamente la concezione di coppia (indistintamente dall’orientamento sessuale), sia rispetto ad una futura soluzione fiscale che mira a risolvere definitivamente le diverse disparità tramite la tassazione individuale. Il PPD propone una misura che vuole ridurre una discriminazione vissuta dalle coppie sposate benestanti, ma non si pone alcun problema rispetto alle disparità vissute dalle numerose altre forme famigliari – famiglie che vivono e subiscono altri svantaggi in quello che è il sistema fiscale e assicurativo odierno.

Se a questa iniziativa merita di essere riconosciuto un passettino in avanti in termini fiscali - ossia il fatto di risolvere una disparità che tocca ca. 80'000 coppie sposate in Svizzera con reddito alto (ca. il 2% della popolazione), dall’altro lato l’iniziativa non tiene conto di un insieme di aspetti fiscali e assicurativi che, messi anche questi sul piatto della bilancia, tendono ad avvantaggiare le coppie sposate rispetto a quelle non sposate (di ca. 800 milioni di franchi). Da questo punto di vista non è pertanto opportuna, perché se si volesse veramente promuovere una fiscalità e un sistema assicurativo equo – nel rispetto di tutte le forme di coppia e famiglia (l’attuale apparato assicurativo è oramai vecchio e non tiene conto delle mutate realtà sociali), sarebbe piuttosto ora di insistere nell’introdurre un nuovo sistema assicurativo e un sistema di tassazione individuale. E proprio a questo proposito l’iniziativa propone una forzatura (sulla quale non c’è stato verso di trovare un compromesso a livello parlamentare), ossia l’inserimento nella Costituzione del sistema di tassazione della coppia quale unità fiscale. Quest’ultimo aspetto rappresenta un ostacolo legislativo discutibile, perché quando finalmente si arriverà (speriamo presto) al sistema di tassazione individuale, bisognerà tornare a cambiare la Costituzione.

La proposta, oltre a rappresentare un limite notevole per risolvere in futuro le iniquità fiscali, ha un costo salato: ca. 2,3 miliardi di franchi – soldi che, ricordiamolo, andrebbero a colmare lacune fiscali di famiglie benestanti, non di famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese. Economicamente vale pertanto la pena attendere soluzioni più efficaci a questo problema di equità fiscale a discapito delle diverse forme di coppia e famiglia. Considerate le conseguenze con le quali ci dovremmo confrontare se questa iniziativa passasse, ritengo si possa tranquillamente attendere una soluzione più all’avanguardia ed efficace di quella proposta dal PPD. 

La seconda forzatura che impone questa iniziativa a mio avviso è ancor più inopportuna di quella fiscale, perché vuole introdurre – sempre a livello di Costituzione - il concetto di matrimonio, quale durevole convivenza di un uomo e una donna, cancellando (consapevolmente) l’importante mutazione che ha vissuto la nostra società nel corso degli ultimi 50 anni e di come questo sviluppo sia riconosciuto fortunatamente da una buona parte della popolazione. La realtà famigliare odierna, nel nostro Paese, non è più rappresentata unicamente da quella che viene chiamata “famiglia tradizionale”, bensì conosce molte forme di coppie e unità famigliari. Negare questa evidenza perseverando e favorendo una sola forma famigliare, che sicuramente è condivisibile, ma non più la sola esistente, è fare un passo indietro di cent’anni, perché la nostra Costituzione non deve negare bensì riconoscere e tenere conto della profonda trasformazione che ha vissuto la nostra società. Auspicabili sono piuttosto quelle iniziative parlamentari che mirano oggi a garantire il riconoscimento delle coppie senza fare distinzioni sulla base dell’orientamento sessuale delle singole persone. Tenere conto delle numerose trasformazioni avvenute nell’ambito famigliare permette di considerare ad esempio il fatto che ci si sposa più tardi, il fatto che più del 70% delle coppie non è sposata, che il divorzio è diventato più frequente, che il lavoro delle donne (purtroppo salarialmente non ancora parificato a quello dell’uomo) e il lavoro a tempo parziale sono scelte sempre più frequenti, che ad occuparsi dei figli e dei lavori domestici in certi casi sono gli uomini, e che oggi come oggi, vi sono coppie che decidono di non avere figli. Imporre il modello tradizionale quale unico modello di convivenza, iscrivendolo perfino nella Costituzione, è una forzatura che la nostra società deve rifiutare, perché da tempo non corrisponde più alla realtà dei fatti ed è opportuno che la libertà di scelta continui ad esistere nel rispetto di tutte le forme di famiglia possibili.


Se l’iniziativa del PPD dovesse essere introdotta, rappresenterebbe un grande balzo nel passato per il nostro Paese: oltre a peggiorare l’equilibrio del sistema fiscale e assicurativo odierno - tra vantaggi e svantaggi - nei confronti delle diverse forme di coppia e famiglia, è costosa, retrograda, irrispettosa e discriminante nei confronti di coppie non sposate o con un altro orientamento sessuale, e non da ultimo ostacola l’introduzione di un sistema di imposizione individuale - ben più adeguato a risolvere i problemi di disparità fiscale tra le diverse forme di convivenza.

15 febbraio 2016

Un distinguo è d’obbligo, ma indignaRSI è doveroso


Nelle ultime settimane sulla RSI si sono spese diverse critiche e non c’è da stupirsi se questo è avvenuto, visti i licenziamenti all’americana adottati dalla nuova dirigenza dell’azienda. Un’altra cosa è invece la difesa del servizio pubblico, che non va confusa con la discussione in corso relativa ai licenziamenti alla RSI. Questo è un distinguo importante che pretendo da chi commenta i fatti avvenuti a Comano, perché confondere le due questioni è sbagliato, non è onesto in termini intellettuali e oltretutto non giova proprio a nessuno, tanto meno alla popolazione svizzero italiana che oggi fa capo ad un servizio pubblico che offre un palinsesto completo come nella altre realtà linguistiche. Su questo secondo aspetto, ossia la questione del servizio pubblico garantito dalla RSI, negli anni mi sono potuta fare una mia opinione personale e ritengo che, oggi come oggi, una parte di questa offerta - nel contesto in cui viene proposta e finanziata – non è giustificata, ma su questo discorso tornerò in altre occasioni. In questo breve scritto è sui licenziamenti che voglio spendere alcune righe.

Torniamo alla questione prettamente sindacale, ossia i licenziamenti “all’americana” – è stato usato questo termine, perché queste pratiche sono note particolarmente oltre Oceano. Non sono però riferimenti apprezzabili come “all’americana” sono invece i western, quelli di altri tempi, o ancora la fine dei film hollywoodiani particolarmente romantici. No, qui di dolce e di apprezzabile non c’è proprio niente e arrivare ad adottare pratiche così poco rispettose nei confronti del proprio personale è a dir poco vergognoso. Non mi interessa sapere se chi ha deciso di adottare queste pratiche era formato a dovere o meno (certo sarebbe molto grave se non lo fosse), perché di fronte a decisioni di questa portata è la dirigenza in primis a doverne rispondere e deve risponderne alla popolazione, perché si tratta di un’azienda che risponde ad un mandato pubblico e ha una responsabilità sociale nei confronti del proprio personale e nei confronti della società intera. Se adottare metodi di questo genere è un’azienda privata il fatto è grave ed inaccettabile per quella che è la cultura del partenariato sociale di cui dovrebbero essere portatori i nostri imprenditori, resta pertanto un atto ignobile e riprovevole, ma non tanto quando a propendere per questi metodi è un’azienda che risponde ad un mandato di servizio pubblico. Non dimentichiamoci che si tratta oltretutto di RSI, un’azienda in cui l’attenzione alla comunicazione – interna ed esterna – dovrebbe essere un punto particolarmente curato e forte, come auspicabile dovrebbe essere la buona comunicazione e collaborazione con i Sindacati; un’azienda finanziata dalla nostra società e pertanto ancora più responsabile in termini di cultura politico-sindacale. Invece è dai peggiori che la RSI è andata ad imparare o meglio sono le peggiori pratiche che la RSI ha deciso di applicare, questo è l’aspetto che lascia senza parole.

Di situazioni difficili in termini di mercato del lavoro ce ne sono e ce ne saranno ancora in Ticino, ma avendo vissuto in prima persona da sindacalista la chiusura della Clinica Humaine di Sementina, posso dire di aver visto come il dialogo e il buon lavoro svolto allora dai Sindacati abbia aiutato non poco a trovare delle soluzioni praticabili, non certo idilliche, ma rispettose nei confronti del proprio personale e delle diverse parti coinvolte. Mentre la dirigenza RSI ne ha risposto in modo molto discutibile e oserei dire “goffo”, da fuori si è potuto notare un Direttore Maurizio Canetta che ha smentito parlando di falsità, per poi fare ammenda il giorno successivo sui metodi. Questo è intollerabile, indipendentemente che poi si sia ricreduto sui metodi. Si sa da tempo che la RSI deve risparmiare e chi conosce l’azienda qualche idea sono certo ce l’abbia, ma quando poi si legge di concorsi e assunzioni parallelamente ai licenziamenti, ci si chiede con che lungimiranza abbiano agito certi vertici e che razza di politica del personale si sia instaurata in quella azienda. È naturale porgersi certe domande, perché chi queste cose le ha studiate e conosce l’azienda, può pensare a possibili alternative. Cosa che i Sindacati hanno giustamente e prontamente messo sul tavolo della discussione. Ma non ci sarà discussione, perché nonostante nel resto della Svizzera certe cose non succedano, smentire i vertici appena scelti sarebbe come ammettere un proprio errore e tornare sui propri passi …e no, in questo panorama, non vedo persone capaci di tanto coraggio.


Una cosa però è certa, il messaggio è arrivato chiaro e limpido al personale. Ora non può che regnare la legge della paura e dell’omertà e a farla franca, ahimé, non saranno certo quelli che osano alzare la testa, bensì i soliti leccapiedi. Ed è questo che fa male alla RSI, ancora più delle critiche - alle volte opportune e anche ben argomentate. E sarà proprio questo che poi, in un prossimo futuro, sarà difficile difendere: quello che col tempo è diventato questa azienda – non da ultimo un’azienda in cui la cultura del personale, che dovrebbe fungere da esempio a livello di responsabilità sociale (oltretutto perché nell’ambito della comunicazione è del mestiere) non si cura di coinvolgere le parti sociali e di adottare misure concertate e lungimiranti – quello che ci si aspetta quando si ha a che fare con aziende che operano per il servizio pubblico.

8 febbraio 2016

Grave la disinformazione! NO al Raddoppio!




La disinformazione fa male alla democrazia, perché inganna l'elettorato e veicola delle decisioni che meritano invece di essere prese sulla base di argomentazioni solide e veritiere. 

"Non lasciate che a pagare siano ancora una volta i ticinesi"

La  campagna per il raddoppio del San Gottardo sta diventato un caso di disinformazione da manuale. Si usano argomenti superati, si ignorano studi e perizie e si nascondono le cifre, addirittura si travisa quanto scritto nella Costituzione. Lo scopo è uno solo: fare in modo che i ticinesi e gli svizzeri accettino di spendere 3 miliardi di franchi per costruire una seconda canna al San Gottardo che aumenterà il traffico e gli ingorghi in Ticino, attirerà altro traffico pesante di transito e boicotterà la volontà popolare inscritta nella Costituzione di trasferire il traffico pesante su ferrovia. Ci sono domande di vitale importanza che finora i fautori del raddoppio, compresi il Consiglio federale e il Consiglio di stato, hanno eluso e informazioni che non vengono diffuse. Quando si chiede alla popolazione un investimento finanziario di 3 miliardi di franchi, in un periodo in cui le casse pubbliche già piangono, e di ipotecare tutto il proprio futuro il minimo che si possa fare è fornire informazioni complete e credibili.

1 - Incremento del traffico
Esistono due perizie che attestano un aumento del traffico al San Gottardo anche con due canne unidirezionali, con un conseguente incremento degli ingorghi in Ticino, in particolare attorno a Mendrisio e sulla A2 fra Mendrisio e Bellinzona. Continuare a ripetere che il traffico con aumenterà perché non ci saranno quattro corsie significa semplicemente sviare il discorso.Non esiste nessuno studio che dimostri che il traffico non aumenterà con il raddoppio e ci si chiede come sia possibile che né la Confederazione né il cantone abbiamo pensato a farlo realizzare.
Per quanto riguarda il traffico pesante, l’’aumento o la diminuzione dei veicoli pesanti che transitano dai valichi alpini svizzeri dipende dalla congiuntura economica, mentre le misure adottate finora dalla Svizzera hanno un influsso minimo. L'articolo 32 dell'Accordo sul traffico terrestre fra Svizzera e Unione europea vieta espressamente "l'introduzione di restrizioni quantitative unilaterali",  ogni forma di "discriminazione, diretta o indiretta, in base alla nazionalità del trasportatore, al luogo di immatricolazione del veicolo o all'origine e/o alla destinazione del trasporto" e garantisce la "libera scelta del modo di trasporto". Significa che non sarà  possibile in alcun modo limitare il numero di veicoli pesanti che transitano al San Gottardo e in Ticino, né obbligare le merci in transito ad utilizzare la ferrovia.
Oggi transitano circa 3’000 veicoli pesanti dalla galleria, ma la capacità anche con il sistema del contagocce è di 5’000 veicoli pesanti. Significa che anche lasciando la galleria esattamente com’è ora il numero di mezzi pesanti può aumentare del 66% e non esiste nessun mezzo per limitare il loro numero.
Come è possibile quindi garantire che non vi sarà un incremento del traffico pesante con l’attuale galleria e soprattutto con il raddoppio se la Svizzera non ha alcuna possibilità di introdurre misure per gestire il traffico pesante?
2 - incremento dell’inquinamento
Il traffico pesante è responsabile del 40% dell'inquinamento sulla A2 e le soglie di biossido di azoto sono costantemente superate. In Ticino il traffico commerciale sull’autostrada causa costi sanitari per le sole PM10 pari a 60 milioni di franchi l'anno, oltre 400 franchi a persona.  E come se non bastasse l’Europarlamento ha più che raddoppiato le soglie massime delle emissioni consentite per i veicoli. Già dall’anno prossimo le auto potranno inquinare il 110% in più  e entro il 2020 potranno inquinare oltre il doppio rispetto ad ora.
Che qualcuno dei fautori del raddoppio ci spieghi, per favore, come potrà diminuire l’inquinamento - e i costi a carico della comunità - con veicoli più inquinanti e non avendo nessuna possibilità di limitare il traffico pesante?
3 - Incremento della percentuale di merci trasportata su strada
La percentuale di merce trasportata su ferrovia diminuita dal 1994, data dell’approvazione in votazione popolare l’Iniziativa delle Alpi nel 1994, passado dal  74% al 67%. Fra il 200 e il 2013 infatti il volume delle merci trasportato su ruota attraverso le Alpi è aumentato del 44%, quello su ferrovia solo del 22%. Il numero di veicoli pesanti è rimasto stabile, ma solo perché sono più grandi e più inquinanti. Per poter introdurre la tassa sul traffico pesante infatti la Svizzera ha dovuto cedere alle pressioni Ue e ha autorizzato i TIR da 40 tonnellate. Il numero di camion al San Gottardo è calato solo fra il 2000 e il 2005 quando i TIR da 40 tonnellate erano contingentati poi si è stabilizzato, ma il volume delle merci trasportate su ruota è cresciuto. Il consumo di carburante è rimasto invariato e i livelli di CO2 pure. Neppure per quanto riguarda l’inquinamento fonico ci sono stati miglioramenti
Il Consiglio federale non è riuscito a migliorare il trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia neppure con una sola galleria. Come è possibile farlo con due gallerie?
4 - Un corridoio di transito per i TIR europei
Chi parla di isolamento del Ticino dimentica volontariamente di dire che non c'è bisogno di chiudere la galleria perché l'ultimo rapporto dell'Ustra, del settembre 2015,  afferma che è possibile intervenire sulla galleria esistente durante le normali chiusure notturne di manutenzione.
Far credere che il raddoppio serva alle valli è a dir poco ridicolo. Anzi le valli pagheranno un pesante tributo. Il cantiere per il secondo tubo occuperà una superficie di 220'000 metri quadrati di terreno, pari a 31 campi di calcio, ad Airolo e  altri 150'000 metri quadri, che corrispondono a 21 campi di calcio, a Göschenen UR. Il traffico già oggi è responsabile del 50 % delle emissioni complessive di NOx sugli assi del San Gottardo e del San Bernardino. A causa di fenomeni di inversione termina, l’inquinamento nelle valli è pari a quello dei centri urbani. Senza contare che l'unico studio sulla regionalizzazione dei costi esterni al traffico, realizzato nel 2001, ha stabilito che in media in Ticino ammontano a 1'850 franchi, il 20% in più che la media nazionale, ma nelle valli sono addirittura più alti fino a 3’941 franchi..
L’80% delle merci che varcano le Alpi è traffico di transito e solo una tonnellata su otto di e  traffico interno svizzero da o per il Ticino. Ma qual’è la percentuale di merci che partono da un paese Ue destinate ad un altro paese Ue sul totale del traffico commerciale alla galleria del San Gottardo?
Non si capisce perché le autorità non forniscano questi dati tanto più che i transiti vengono ora calcolati sulla base di informazioni fornite dalle stazioni di controllo della tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (TTPCP), che sono ubicate ai valichi alpini svizzeri. È possibile quindi conoscere con precisione qual’è la percentuale di merci in transito. Vengono fornite solo le cifre globali di tutti i transiti alpini o di tutte le merci trasportate (strada + ferrovia), ma mai quelle sul traffico di transito su ruota al San Gottardo.
Il San Gottardo e il Ticino intero sono ormai diventati un corridoio di transito per il traffico merci europeo e la situazione peggiorerà visto che l’Accordo sui trasporti terrestri con l’Ue impedisce alla Confederazione di introdurre limiti. Il Consiglio federale ha già messo le mani in avanti precisando che in futuro l’obiettivo di riduzione dell’inquinamento nella regione alpina, iscritto nella Costituzione dovrà essere interpretato in altro modo e includere altre fonti inquinanti oltre al traffico pesante o altri settori. Queste le opzioni citate dal governo:
  1. il traffico transalpino leggero, vale a dire gli autofurgoni.
  2. il traffico viaggiatori, in particolare di quello individuale motorizzato
  3. le economie domestiche, l’artigianato, l’agricoltura e la selvicoltura
  4. questioni attinenti alla pianificazione del territorio, alla tutela del paesaggio, al turismo ecc.
Le associazioni di trasportatori locali, di automobilisti, economiche e turistiche che oggi vedono nel raddoppio del San Gottardo la panacea contro tutti i loro mali si rendono conto che in assenza di una qualsivoglia possibilità di limitare il traffico di transito europeo saranno proprio loro a subirne le conseguenze perché saranno introdotte limitazioni per gli autofurgoni, le vetture, le industrie o le istallazioni turistiche?
I primi ad essere penalizzati comunque saremo sempre noi, semplici cittadini, che dovremo pagare le conseguenze di un sempre maggiore traffico e inquinamento sia a livello di salute che finanziario.

22 gennaio 2016

Dall'Austria un monito - siate saggi! No al Raddoppio del Gottardo!


Il Consigliere nazionale austriaco Georg Willi, invitato dall'Iniziativa delle Alpi ad Altdorf sostiene: "Ci si chiede se il popolo svizzero abbia ancora tutte le rotelle a posto." 
"Georg Willi, österreichischer Nationalrat: «Man fragt sich, ob die Schweizer noch richtig ticken.»
Il Brennero è un avvertimento: annualmente vi transitano 2 milioni di camion. Se volete ritrovarvi nella medesima situazione, allora costruite il secondo tunnel.

Willi, un impegnato politico dei trasporti del partito dei Verdi che proviene da Innsbruck (un vicino di casa), spiega come l'apertura del secondo tunnel del Gottardo metterà fortemente in discussione il trasferimento delle merci su rotaia e non solo in Svizzera.
I tentativi ad esempio in Austria verranno indeboliti, in quanto solo una strategia comune di tutti i paesi coinvolti dal traffico di transito sull'asse Nord-sud potrà permettere il trasferimento delle merci su rotaia. Poi Willi parla delle difficoltà ad ottenere quello che in Svizzera è già realtà ...le pressioni dell'UE, ecc. Conclude l'intervista ribadendo che (ahimé) le promesse si dimenticano, come ci si dimentica dei politici che le hanno fatte. ...quanto ha ragione! Vi ricordate della promessa che era stata fatta all'apertura del tunnel del Gottardo, anni '80? Che il tunnel era destinato alle sole autovetture? ...e probabilmente pochi si ricordano il nome di quel politico.
La WOZ ci offre sempre pezzi interessanti ...e anche questa intervista merita! 
Buona lettura!

Consigli di voto per il 28 febbraio 2016

Il Comitato cantonale riunitosi ieri sera a Bellinzona ha preso atto delle dimissioni di Sergio Savoia dal partito inoltrate formalmente ieri pomeriggio, lo ringrazia per il lavoro svolto in questi anni e gli formula i migliori auguri per il suo futuro professionale e personale. Al contempo il Comitato si congratula con Claudia Crivelli Barella per il suo ritorno in Gran Consiglio, la sua esperienza nella precedente legislatura e il suo impegno politico anche in rappresentanza del Mendrisiotto saprà offrire un valido contributo al lavoro del gruppo in Gran Consiglio. Anche a lei il Comitato formula i migliori auguri di buon lavoro!

L’ordine del giorno della riunione del Comitato cantonale era incentrato in particolare sui temi in votazione a livello federale il prossimo 28 febbraio:

  •       Un convinto NO al raddoppio del Gottardo – si tratta di una proposta scellerata per il nostro Cantone, ma anche per il resto del Paese. L’inevitabile aumento del traffico di mezzi pesanti (il Brennero ringrazia!), oltre che a mettere a repentaglio il trasferimento dei mezzi pesanti su rotaia, rafforzerà anche il rischio di incidenti, peggiorerà le condizioni dell’aria a causa dell’ inquinamento e causerà ripercussioni negative sulla salute pubblica. Una spesa di 3 miliardi è ingiustificata per questo secondo tunnel. La mobilità anche in Ticino vive quotidianamente situazioni insostenibili e, in termini di priorità, è stato ben dimostrato che si necessitano interventi negli agglomerati urbani, rispettivamente nelle vie di collegamento con un numero maggiore di transiti.
  •       NO all’iniziativa “Per il matrimonio e la famiglia – No agli svantaggi per le coppie sposate” perché pretende di modificare la Costituzione elvetica inserendovi un concetto sorpassato della coppia e perché ostacola l’obiettivo dell’imposizione individuale perseguito dai Verdi, quale metodo fiscale più adatto ed equo alla realtà odierna della convivenza - un obiettivo che in futuro necessiterà nuovamente una modifica costituzionale per essere realizzato. Il vantaggio fiscale di questa manovra andrà a beneficio di una minima percentuale di coppie benestanti, complicherà l’equilibrio tra le diverse forme di convivenza e presenterà un conto salato alle casse della Confederazione.

  •      NO all’iniziativa per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati”, in quanto l’espulsione è già realtà, mentre quanto proposto dall’UDC costituisce una grave ingerenza della politica in ambito giudiziario, che mina le basi del nostro stato di diritto e mette in discussione il principio della proporzionalità.      

  •       SÌ “Contro la speculazione sulle derrate alimentari”, in quanto è una proposta che vuole impedire alle banche, agli istituti finanziari e a chi gestisce patrimoni di speculare – tramite strumenti finanziari – sulle materie prime agricole e alimentari. La speculazione rafforza la variazione di prezzo e i prezzi alti provocano effetti negativi sui piccoli contadini e, non essendo la compravendita a determinare il prezzo delle derrate alimentari ma proprio la forza della speculazione, la triste conseguenza sono la povertà e la fame. E i Verdi convengono che “non si gioca con il cibo!”.

Durante la riunione del 12.12.2015 si ricorda che il Comitato cantonale ha tra l’altro già formulato il proprio NO all’estensione degli orari di apertura dei negozi; oggetto in votazione il 28 febbraio a livello cantonale.


Il Comitato cantonale, appreso che l’Assemblea dei delegati dei Verdi svizzeri riunitasi lo scorso fine settimana a San Gallo, ha dedicato un momento importante al lancio della campagna  "Per un'economia sostenibile ed efficiente in materia di gestione delle risorse (nota come “Economia verde)", si è detto intenzionato a promuovere in modo convinto la modifica costituzionale anche in Ticino.