Care Compagne, Cari Compagni,
Innanzitutto mi permetto una prima riflessione dedicata a questo giorno di festa. Ogni anniversario è un momento di bilanci, di riflessioni sul passato, sul presente e sul futuro. L’anniversario dell’unità dovrebbe però anche essere un’opportunità di dialogo. In queste occasioni sarebbe importante ascoltare anche le persone che portano delle riflessioni scomode al partito. Mi preoccupa vedere come ogni dissonanza al nostro interno rischia di diventare un conflitto, invece di essere uno spunto di crescita.
Dovremmo forse riflettere, sul fatto che oggi le critiche al partito socialista mirano a considerarci un partito che ha un modo di far politica autoreferenziale. Penso allora ai margini, ai confini del nostro partito, confini ben delineati che facciamo fatica ad oltrepassare, a varcare, e quale partito abbiamo il dovere di soffermarci su questi confini - e nel farlo dovremmo poter raccogliere i suggerimenti e le proposte di tutti. Il partito per crescere dovrà in futuro promuovere momenti di condivisione in cui viene dato spazio a tutti, anche a chi non è abituato a prenderselo, ma ha sicuramente molto da dire e da dare. La politica non va fatta per se stessi, va fatta pensando alle persone e va fatta insieme agli altri.
La seconda riflessione invece la dedico alla campagna elettorale. In queste settimane abbiamo parlato e discusso di quello che la sinistra ha fatto e non ha fatto, di quello che i politici a Berna hanno proposto e di quello che la destra ha boicottato, di quello che la sinistra ha difeso e di quello che la destra a smantellato. Abbiamo parlato di quelle che sono le esigenze del nostro paese - della cittadinanza e dell’ambiente in cui viviamo. Abbiamo ricordato iniziative e referendum che impegneranno la Svizzera nei prossimi mesi. E considerato che non è ancora il momento di trarre delle conclusioni su questa campagna elettorale, approfitto per appesantire il fardello di chi andrà a Berna per tutti noi. Si tratta di aggiungere alla lista, ormai lunghissima di problemi irrisolti, anche queste poche ma fondamentali richieste che sono probabilmente già presenti sulla lista di tutti noi – e allora, si tratta di sottolinearle:
La prima richiesta: rispondere alle necessità di integrazione, rafforzando il lavoro in rete di chi opera a stretto contatto con la popolazione.
Una breve visita ieri alla Casa dei Senzavoce di Ligornetto, mi ha reso attenta sulle lacune del nostro sistema sociale. Per chi si rivolge a questa struttura la politica ha fatto ancora troppo poco. In ambito di integrazione i problemi sono quelli che tutti noi già conosciamo e vanno dal disagio giovanile, all’integrazione degli stranieri, alla solitudine degli anziani e delle persone emarginate, persone ad esempio che soffrono di alcolismo, un problema che nel nostro paese è anche più devastante della droga - oppure ancora a persone che vivono la violenza nelle mura domestiche.
Un’altro degli aspetti emersi più volte nella discussione con la gente è l’incapacità delle famiglia di assolvere ai diversi compiti che oggi le sono richiesti – in tedesco si direbbe che le famiglie sono "überfordert" - e mi chiedo pertanto, come si possa ad esempio pensare di multare le famiglie i cui figli sfuggono la società, una società incapace di cogliere in tempo i molteplici segnali d’allarme. Un dilemma se poi la tendenza diviene quella di scaricare tutto il peso dell’educazione sulla scuola; una scuola e chi vi lavora che fatica a rispondere alle nuove esigenze postegli dalla società. E allora è il momento di fermarsi e di ripensare all’intera complessità dei problemi e promuovere soluzioni capaci di tenere conto dei limiti di ogni ruolo sociale – nella consapevolezza di un’insieme.
La seconda richiesta: lottare per salari minimi e contratti collettivi in tutti i settori dell’economia privata e pubblica; così come opporsi con fermezza alla flessibilità del lavoro, che mina il diritto alla dignità di ogni lavoratore e lavoratrice.
È ormai urgente la necessità di introdurre misure attive a favore delle pari opportunità nel mondo del lavoro – per le donne, per i giovani che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro, per chi invece a 50 anni rischia di uscirvi a causa delle condizioni di lavoro poco vicine alle esigenze dell’essere umano, per gli stranieri, per i frontalieri.
E per non dimenticare, nuovamente le famiglie, ricorderei inoltre la necessità di misure attive a favore della conciliabilità tra famiglia e lavoro. Si tratta di una dolorosa spina nel fianco; un cavallo di battaglia che la sinistra dovrebbe cavalcare, ma i socialisti preferiscono dormire sogni tranquilli, aspettano che siano gli altri, o peggio ancora nessuno, a promuovere instancabilmente azioni di sensibilizzazione e proposte politiche. Ha ragione chi mi dice che bisognerebbe parlare di famiglia tutti i giorni, 365 problemi all’anno.
La terza richiesta: consiste nel salvaguardare e rafforzare i servizi pubblici nel nostro paese.
Si tratta soprattutto di capire il ruolo sociale che svolgono questi servizi, significa garantire la vita di zone periferiche che hanno ancora molto da dare al nostro paese – tanto quanto i centri urbani (se non di più!). Lo smantellamento dei servizi pubblici è una seconda spina nel fianco, lo è probabilmente per tutti noi. I valori di questo servizio meriterebbero di essere ricordati 365 giorni all’anno e per quanto mi riguarda non finirò mai di ricordare e sottolineare l’importante ruolo di questi servizi, considerato che provengo da un valle di montagna che ha vissuto chiusure di stazioni, di scuole e di uffici postali.
La mia Svizzera deve riappropriarsi di valori quale la solidarietà e la tolleranza, la volontà e l’impegno all’integrazione di tutte le persone sfortunate, emarginate. Per loro la politica progressista promossa a Berna merita di trovare maggior adesione e per questo motivo sarà importante rafforzare la presenza socialista in Parlamento. E per il Ticino è un’occasione d’oro l’alternativa di Franco Cavalli agli Stati!
Per una Svizzera sociale, aperta ed ecologica – il 21 ottobre - votiamo socialista!

La seconda riflessione invece la dedico alla campagna elettorale. In queste settimane abbiamo parlato e discusso di quello che la sinistra ha fatto e non ha fatto, di quello che i politici a Berna hanno proposto e di quello che la destra ha boicottato, di quello che la sinistra ha difeso e di quello che la destra a smantellato. Abbiamo parlato di quelle che sono le esigenze del nostro paese - della cittadinanza e dell’ambiente in cui viviamo. Abbiamo ricordato iniziative e referendum che impegneranno la Svizzera nei prossimi mesi. E considerato che non è ancora il momento di trarre delle conclusioni su questa campagna elettorale, approfitto per appesantire il fardello di chi andrà a Berna per tutti noi. Si tratta di aggiungere alla lista, ormai lunghissima di problemi irrisolti, anche queste poche ma fondamentali richieste che sono probabilmente già presenti sulla lista di tutti noi – e allora, si tratta di sottolinearle:
La prima richiesta: rispondere alle necessità di integrazione, rafforzando il lavoro in rete di chi opera a stretto contatto con la popolazione.
Una breve visita ieri alla Casa dei Senzavoce di Ligornetto, mi ha reso attenta sulle lacune del nostro sistema sociale. Per chi si rivolge a questa struttura la politica ha fatto ancora troppo poco. In ambito di integrazione i problemi sono quelli che tutti noi già conosciamo e vanno dal disagio giovanile, all’integrazione degli stranieri, alla solitudine degli anziani e delle persone emarginate, persone ad esempio che soffrono di alcolismo, un problema che nel nostro paese è anche più devastante della droga - oppure ancora a persone che vivono la violenza nelle mura domestiche.
Un’altro degli aspetti emersi più volte nella discussione con la gente è l’incapacità delle famiglia di assolvere ai diversi compiti che oggi le sono richiesti – in tedesco si direbbe che le famiglie sono "überfordert" - e mi chiedo pertanto, come si possa ad esempio pensare di multare le famiglie i cui figli sfuggono la società, una società incapace di cogliere in tempo i molteplici segnali d’allarme. Un dilemma se poi la tendenza diviene quella di scaricare tutto il peso dell’educazione sulla scuola; una scuola e chi vi lavora che fatica a rispondere alle nuove esigenze postegli dalla società. E allora è il momento di fermarsi e di ripensare all’intera complessità dei problemi e promuovere soluzioni capaci di tenere conto dei limiti di ogni ruolo sociale – nella consapevolezza di un’insieme.
La seconda richiesta: lottare per salari minimi e contratti collettivi in tutti i settori dell’economia privata e pubblica; così come opporsi con fermezza alla flessibilità del lavoro, che mina il diritto alla dignità di ogni lavoratore e lavoratrice.
È ormai urgente la necessità di introdurre misure attive a favore delle pari opportunità nel mondo del lavoro – per le donne, per i giovani che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro, per chi invece a 50 anni rischia di uscirvi a causa delle condizioni di lavoro poco vicine alle esigenze dell’essere umano, per gli stranieri, per i frontalieri.
E per non dimenticare, nuovamente le famiglie, ricorderei inoltre la necessità di misure attive a favore della conciliabilità tra famiglia e lavoro. Si tratta di una dolorosa spina nel fianco; un cavallo di battaglia che la sinistra dovrebbe cavalcare, ma i socialisti preferiscono dormire sogni tranquilli, aspettano che siano gli altri, o peggio ancora nessuno, a promuovere instancabilmente azioni di sensibilizzazione e proposte politiche. Ha ragione chi mi dice che bisognerebbe parlare di famiglia tutti i giorni, 365 problemi all’anno.
La terza richiesta: consiste nel salvaguardare e rafforzare i servizi pubblici nel nostro paese.
Si tratta soprattutto di capire il ruolo sociale che svolgono questi servizi, significa garantire la vita di zone periferiche che hanno ancora molto da dare al nostro paese – tanto quanto i centri urbani (se non di più!). Lo smantellamento dei servizi pubblici è una seconda spina nel fianco, lo è probabilmente per tutti noi. I valori di questo servizio meriterebbero di essere ricordati 365 giorni all’anno e per quanto mi riguarda non finirò mai di ricordare e sottolineare l’importante ruolo di questi servizi, considerato che provengo da un valle di montagna che ha vissuto chiusure di stazioni, di scuole e di uffici postali.
La mia Svizzera deve riappropriarsi di valori quale la solidarietà e la tolleranza, la volontà e l’impegno all’integrazione di tutte le persone sfortunate, emarginate. Per loro la politica progressista promossa a Berna merita di trovare maggior adesione e per questo motivo sarà importante rafforzare la presenza socialista in Parlamento. E per il Ticino è un’occasione d’oro l’alternativa di Franco Cavalli agli Stati!
Per una Svizzera sociale, aperta ed ecologica – il 21 ottobre - votiamo socialista!
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