15 ottobre 2007

Appello alla solidarietà e alla coesione sociale

In queste settimane di campagna elettorale il potere fa i suoi giochi più vili e se trova terreno fertile gli inganni sono dei peggiori. Promesse, accordi, impegni e tante belle parole, ma ci si rende facilmente conto che se in Parlamento tutti avessero votato a favore di una socialità rispettosa della dignità umana, di una giusta ridistribuzione della ricchezza (assicurata da sistemi fiscali socialmente onesti) e se tutti avessero votato a favore di misure ecologicamente sostenibili, lo smalto della nostra Elvezia dovrebbe essere un altro. Sappiamo bene, ad esempio, che le promesse di Couchepin finiranno dopo l'anno delle elezioni: gli impegni formulati per contrastare l'impeto della Cassa malati unica e sociale, una valida proposta sfumata nel nulla, avranno le gambe corte e il conto che verrà poi presentato ai cittadini e le cittadine sarà salato. Per non parlare dell'enfasi politica volta alla chiusura e all'esclusione promossa dall'estrema destra - l'indignazione contro questo genere di messaggi non trova mai pace. Per conquistare l'elettorato, ormai stordito dalla paura e dall'incertezza che certi politici hanno diffuso intenzionalmente, i partiti di destra fanno a gara per screditare la popolazione immigrata e gli stranieri sperando di accaparrarsi una qualche simpatia. Troppo facile scagliarsi su chi non può votare e fatica a difendersi. Evidentemente l'onestà di queste strategie lasciano molto a desiderare, così come le ricette politiche di questi partiti. Una cosa è certa: la politica fatta di inganni ha le gambe corte e, quando i nodi verranno al pettine, speriamo che le conseguenze per la nostra società non siano troppo amare.
Diventa allora sempre più urgente chiamare all'appello la cittadinanza per un maggiore impegno a favore della solidarietà. La nostra società per crescere ha bisogno di coesione sociale, mentre in questi ultimi mesi la solidarietà continua ad essere duramente offesa e bistrattata. Risulta sempre più difficile trovare consenso tra la popolazione che subisce, purtroppo, una politica di destra capace di strumentalizzare la gente ormai sopraffatta dalle incertezze. Si tratta di una subdola strategia politica, ma non è certo rafforzando la paura che si trovano le soluzioni. Una società che si chiude a riccio, tende all’individualismo e mette automaticamente a repentaglio la coesione sociale. Una coesione che oggi fatica a trovare respiro. Viene meno la solidarietà tra ricchi e poveri, tra abitanti di periferia e popolazione dei centri urbani, tra generazioni, tra persone senza e con famiglia, la solidarietà verso le persone diversamente abili, verso le persone straniere, la solidarietà tra popolazioni che parlano diverse lingue e credono in religioni diverse. Scricchiolano insomma le basi della nostra società, fondate sull'impegno a favore delle persone meno fortunate. Se da un lato viene meno la disponibilità della gente alla solidarietà, un aspetto che porta ad incrementare il senso del disorientamento e della disgregazione sociale, dall'altro lato proprio oggi siamo chiamati ad un maggiore impegno sociale specialmente in ambito lavorativo.
Sono iniziate le azioni di sciopero per il mancato rinnovo del contratto nazionale mantello nel settore dell'edilizia e 80'000 lavoratori, insieme alle loro famiglie, lottano per garantirsi delle condizioni di lavoro dignitose. Purtroppo in questi anni è però sempre più difficile mobilitare la gente per una qualsiasi causa. Non viene più compreso il valore della solidarietà e quanto questa sia indispensabile per chi la riceve! E' indescrivibile il valore di ogni presenza; sapere che vicino a te ci sono 5, 500, 50'000 persone che lottano con te, per i tuoi diritti; persone che come te credono nei diritti fondamentali come le clausole contenute in un contratto di lavoro o il diritto a vedersi adeguare lo stipendio in momenti in cui l'economia vola. Una giusta distribuzione della "ricchezza" passa attraverso il salario di chi ha partecipato a produrre questa ricchezza. Non si tratta certo di privilegi. Non si può lasciare spazio ad una precarietà che mina dei diritti acquisiti in anni e anni di negoziati; una precarietà assecondata dalla disgregazione sociale. Sfumano altrimenti i diritti ottenuti grazie a lotte sindacali che hanno visto le generazioni che ci hanno preceduto scendere in piazza per un salario dignitoso, un posto di lavoro sicuro, delle condizioni di lavoro rispettose della dignità e della salute dei lavoratori e delle lavoratrici. Il mondo del lavoro necessita maggiore giustizia e la giustizia la si ottiene a piccoli passi, ma ogni piccolo passo è fondamentale per andare nella giusta direzione.
Non possiamo quindi nasconderci quando un appello come quello lanciato dal settore dell'edilizia ci chiama. Lottiamo quindi compatti per difendere i lavoratori dell'edilizia, le loro famiglie, la nostra società! E ricordiamoci di questi inestimabili valori sociali il prossimo 21 ottobre, quando voteremo le persone che siederanno in Parlamento!

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