Più conosco le opinioni di Ivan Schmidt, meno mi piace.
Oggi dopo un solo giorno di pausa, o meglio di tregua, Ticinonline lo riospita proponendo quella che lui considera la soluzione ai problemi della violenza in età giovanile: basta rieducazione, ci vuole repressione organizzata alla "Boot Camp". E chissà perchè questa opinione non mi sorprende. Schmidt, dopo aver promosso una Task Force capace di difendere la cittadinanza svizzera da stranieri insopportabili che sul bus parlano la loro lingua perchè non sono evidentemente "integrati" (a parer suo, se oltretutto si tratta di giovani è praticamente matematico che si tratta di giovani criminali), ora propone la repressione quale ricetta praticamente infallibile per risolvere i problemi dei "giovani criminali": il ritorno al riformatorio, l'internamento in un "Boot Camp".
Per usare le parole di Schmidt l'obiettivo repressivo è quello di "spezzare la volontà per ricostruirla in un secondo momento”. Anche queste parole non mi sorprendono, ma se ho deciso di scrivere nuovamente su Schmidt è proprio perchè queste parole mi lasciano un grande amaro in bocca, specialmente se penso che proprio oggi ricorre il funerale di Adrien Augustin, un giovane morto in un "Boot Camp", a dire dai media proprio durante lo svolgimento degli esercizi fisici a cui si riferisce Schmidt. ....il caso vuole che dopo aver inserito la parola di "Boot Camp" sul motore di ricerca Google ritrovo al quarto posto proprio questa triste notizia. ...una triste e sconcertante casualità.
Ripeto, può sicuramente essere un caso, ma caro Schmidt farei attenzione a sfidare l'opinione di sociologi, pedagogici e operatori del settore - non sono tutti dei fessi che parlano tanto per parlare (...e intendiamoci, non lo dico perchè ho studiato sociologia). Personalmente non sono per nulla amica dell'internamento e come emerso in occasione della trasmissione Falò "Ritorno ai riformatori?" (del 5.3.09, sito RSI) in cui è intervento anche l'esperto Raffaele Mattei (Direttore della Fondazione Amilcare), andrei cauto nel pubblicizzare soluzioni di questo tipo in Ticino. Approfondendo il discorso con Raffaele, in occasione della Giornata per la promozione delle politiche giovanili (Locarno, ottobre 2008) a cui è seguita una serata organizzata dalla Gioventù Socialista sulla violenza in età giovanile (Lugano, novembre 2008) è emerso come in Ticino siano comunque rari i casi che necessitano di soluzioni tanto drastiche. I rischi di fare danni Raffaele li ha descritti con grande lucidità e invito pertanto Schmidt a riflettere anche sugli aspetti controversi di questi internati (altri spunti interessati sul tema della violenza in età giovanile si possono inoltre trovare sul sito dell'Agenzia di ricerca sociale Codici, di cui alla serata della Gioventù socialista era presente Stefano Laffi - un ottimo ricercatore e relatore! Leggere i suoi testi trovo sia un vero investimento! Dai, andate a curiosare!).
Per concludere rinnovo l'invito a Schmidt a prestare maggiore attenzione alle opinioni degli esperti. ...magari prima di esprimersi andrebbero valutati bene anche gli svantaggi di una tale soluzione, svantaggi che andrebbero ricordati anche in opinioni pubbliche come quelle rese note su Ticinonline. Troppo facile dimenticarsi dei punti deboli e acclamare soluzioni tanto delicate.
...caro Schmidt, la repressione può spezzare una vita e "il secondo momento per ricostruirla", come proponi tu, per alcuni potrebbe essere un privilegio a cui non hanno più diritto.
...a riblog,
Nadia
Nadia
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